Lavorare in proprio: tutto quello che c’è da sapere
Decidere di mettersi in proprio significa avviare un’attività imprenditoriale senza essere dipendenti da datori di lavoro. Questa scelta rappresenta una sfida impegnativa, poiché comporta un rischio economico da non sottovalutare. Tuttavia, se si hanno delle idee imprenditoriali vincenti, sarebbe un peccato non sfruttarle. Aprire attività significa essere il proprio capo, e quindi prendere decisioni autonome, seguire la propria passione e realizzare i propri obiettivi professionali. Ciò può portare a una maggiore soddisfazione e realizzazione e anche buoni profitti.
Tuttavia, è fondamentale essere consapevoli che aprire attività in proprio richiede investimenti iniziali, come l’acquisto di attrezzature, l’affitto di un locale e la promozione del proprio prodotto o servizio attraverso molteplici canali. Pertanto è fondamentale fare una pianificazione attenta, studiare il mercato di riferimento, analizzare la concorrenza e valutare la sostenibilità economica del proprio progetto imprenditoriale, oltre ad avere una solida strategia di marketing.
Le caratteristiche di aprire un’attività
Scegliere di mettersi in proprio presenta caratteristiche particolari. Ad esempio, non ci sono limiti di età: a volte i datori di lavoro preferiscono assumere persone appartenenti a una certa fascia d’età, mentre per mettersi in proprio questo fattore non è rilevante, ci si può lanciare nel mondo dell’imprenditoria in qualsiasi momento. Un altro elemento distintivo è il controllo totale dell’attività. Un imprenditore sceglie come lavorare, quando farlo, e, se l’attività lo permette, (ad esempio se ci si occupa di un e-commerce) anche da casa oppure da una località vacanziera. Questa flessibilità permette di avere equilibrio tra il lavoro e la vita privata. Inoltre, il mondo imprenditoriale rappresenta una costante sfida creativa. Gli imprenditori, infatti, sono costantemente stimolati a pensare in modo innovativo e devono occuparsi di molteplici aspetti dell’attività. Questa varietà di responsabilità offre un ambiente di lavoro dinamico e stimolante, in cui si possono sviluppare e mettere in pratica diverse competenze acquisite in precedenza. Infine, non bisogna sottovalutare le opportunità di guadagno: un’attività ben gestita permette di generare delle entrate extra, anche se, ovviamente, comporta molti più rischi.
La forma giuridica
Il primo passo per mettersi in proprio è scegliere la forma giuridica. È possibile, ad esempio, aprire una partita IVA come lavoratore autonomo o ditta individuale. Nel primo caso si intende un soggetto che svolge un’attività intellettuale o manuale, realizzando un’opera o fornendo servizi ai clienti (ad esempio l’avvocato, il freelancer, il designer, ecc.). La ditta individuale, invece, è la forma giuridica necessaria per coloro che si occupano della produzione o vendita di beni o servizi, in maniera continuativa, come ad esempio le attività commerciali, oppure il panettiere che vende i propri prodotti, ecc. In questo caso, il titolare non può avere dei soci. In alternativa, è possibile costituire una società con altre persone, e anche in questo caso è necessario fare scelte importanti: costituire una società di persone (ovvero una snc o una sas), oppure una società di capitali (ovvero una Srl, sapa, spa). Entrambe le tipologie di società possono essere utilizzate per svolgere attività commerciali, salvo per la società semplice la quale può essere usata solo per svolgere un’attività agricola. In genere se si vuole svolgere un’attività commerciale in forma societaria l’assetto organizzativo maggiormente utilizzato è quello della Srl (la quale può essere costituita anche con capitale al di sotto di 10.000,00€).