Differenze tra separazione giudiziale e consensuale: comprendere le sfumature legali
Quando una coppia di sposi si rende conto che ormai non c’è più nulla da fare per recuperare il matrimonio, prende necessariamente la decisione di separarsi e proseguire per strade diverse. Nel diritto privato, il matrimonio è un “istituto giuridico solenne”, mentre per la Costituzione rappresenta “il fondamento della famiglia”. Gli obblighi del matrimonio sono: la fedeltà, l’assistenza morale e materiale, la collaborazione e la coabitazione. Da ciò si evince che la separazione deve avvenire per “sciogliere” i coniugi da questi obblighi. In Italia, infatti, la separazione è un procedimento legale che permette a due coniugi di vivere separatamente senza essere più vincolati dal vincolo matrimoniale. Per procedere con la separazione, la legge ci mette di fronte a due possibilità tra le quali poter scegliere: la separazione giudiziale e la separazione consensuale. L’importante è affidarsi a un giurista esperto come https://www.avvocati-divorzisti.it/it/province/99/treviso. Entrambi i tipi di separazione pongono fine al matrimonio, ma differiscono nell’approccio e nelle circostanze.
Separazione consensuale e separazione giudiziale: le differenze
La separazione giudiziale è un procedimento legale in cui uno dei coniugi può presentare una richiesta di separazione al tribunale senza il consenso dell’altro coniuge. Ciò nasce dal fatto che, generalmente, le coppie non si lasciano pacificamente (e magari di mezzo ci sono anche dei figli minorenni) e non riescono a raggiungere alcun accordo pacifico tra di loro). In questo caso, il tribunale esaminerà la richiesta e deciderà in merito alla separazione, stabilendo anche le condizioni relative alla divisione dei beni, la custodia dei figli e gli eventuali assegni di mantenimento (per i figli e per l’ex coniuge). Questo processo può essere più litigioso, costoso e richiedere più tempo rispetto alla separazione, in quanto coinvolge spesso contenziosi legali e udienze in tribunale. In più, risulta piuttosto pesante per il nostro sistema giudiziario.
La separazione consensuale avviene invece quando entrambi i coniugi sono d’accordo sulla decisione di separarsi e sulle condizioni della separazione, come la divisione dei beni, la custodia dei figli e il pagamento degli eventuali assegni di mantenimento. Il procedimento inizia con la presentazione di una domanda congiunta da parte dei coniugi presso un tribunale competente. In questa domanda, i coniugi elencano gli accordi raggiunti. Il tribunale esamina la domanda e, se ritiene che sia nel miglior interesse di entrambi i coniugi e dei figli, emette una sentenza di separazione che ratifica gli accordi stabiliti dai coniugi. Questo tipo di separazione è solitamente più veloce ed economico rispetto alla separazione giudiziale, in quanto non coinvolge conflitti giudiziari prolungati.
La separazione consensuale: i presupposti giuridici
Nel nostro Paese, quando una coppia decide di separarsi in maniera pacifica, è possibile procedere con la separazione congiunta, o separazione breve. Ciò consente di abbreviare notevolmente i tempi e di ridurre il peso emotivo (ed economico) della situazione, che già risulta molto stressante di per sé. Alla base di questa procedura, deve esserci un matrimonio valido: i coniugi devono essere sposati legalmente. Questo significa che il matrimonio deve essere stato celebrato in conformità con le leggi italiane o riconosciuto come valido in Italia (almeno uno dei coniugi deve avere la residenza in Italia). Ci deve poi essere un accordo tra le due parti. La separazione consensuale richiede che entrambi i coniugi siano d’accordo sulla decisione di separarsi e sugli accordi che riguardano gli argomenti più importanti (divisione dei beni, affidamento dei figli e pagamento dell’assegno di mantenimento).
La separazione pone fine agli obblighi e ai vincoli matrimoniali, ma, dopo questa fase, si dovrà (nel caso in cui la coppia non si fosse riconciliata nel frattempo) necessariamente procedere con il divorzio effettivo.