La badante convivente: chi è e cosa fa
Le badanti, anche conosciute come assistenti familiari, sono delle lavoratrici che operano presso l’abitazione in cui risiede la persona non autosufficiente, come un anziano o un malato, e si occupa di fornire servizi di cura, sorveglianza e compagnia.
Una badante, dunque, accudisce il paziente nel pieno rispetto delle sue abitudini e della sua personalità, garantendogli la migliore qualità di vita e il benessere psicofisico.
Essendo una figura che assiste i pazienti, è a tutti gli effetti una caregiver, ovvero colei che gestisce ogni aspetto dell’assistito in casa. Scopriamo insieme a Ester titolare dell’ agenzia Torino3 Assistenza che gestisce moltissime badanti conviventi a Torino quali sono le mansioni e le caratteristiche di questa figura professionale.
Quando una badante può essere definita convivente?
Si parla di badante convivente quando questa assistente vive sotto lo stesso tetto del paziente. In questi casi alterna momenti di lavoro ad altri in cui non effettua alcuna attività per l’assistito.
Questo tipo di inquadramento permette alla famiglia di avere sempre a disposizione una persona di riferimento per l’anziano. Convivere non vuol dire lavorare sempre, ma la badante rispetterà le ore previste dal suo contratto.
Naturalmente, sono previste delle regole ben precise che servono a tutelare il benessere della persona assistita. Ad esempio, la badante convivente non può lasciare l’appartamento quando vuole, ma deve concordare le uscite con il datore di lavoro.
Di che cosa si occupa nello specifico una badante convivente?
Sappiamo bene che l’obiettivo principale di chi assume una badante convivente è l’assistenza a una persona non autosufficiente o con disabilità. Ma le mansioni di questa operatrice sono anche altre, come:
- igiene e cura della casa;
- fare la spesa;
- preparare pasti;
- curare l’igiene della persona assistita;
- somministrare le medicine;
- tenere compagnia al paziente;
- accompagnare l’assistito alle visite mediche o a fare una passeggiata.
Per poter svolgere questo lavoro in piena serenità e armonia è fondamentale che tra badante e persona assistita si crei un clima di fiducia.
Ciò che contraddistingue la badante convivente, infatti, è la presenza rilevante nella vita del paziente. Rispetto a quella non convivente, questa figura professionale è la persona che passa più tempo con l’assistito e deve essere il suo punto di riferimento, cercando di soddisfare appieno i suoi desideri e il suo bisogno di compagnia.
Qual è lo stipendio medio di una badante convivente?
Riferendoci all’ultimo aggiornamento noto delle tabelle retributive fornito dal Ministero del Lavoro, sono stati dettati nuovi parametri che il datore di lavoro deve rispettare per la paga minima di chi svolge il ruolo di badante convivente.
Gli stipendi minimi, al netto, che questa figura professionale deve ricevere sono i seguenti e sono suddivisi per livelli:
- livello B super: 867,55 euro;
- livello C super: 983,32 euro;
- D super: 1214,56 euro.
In quest’ultimo caso va aggiunta un’indennità di funzione che equivale a 171,04 euro. Per maggiori dettagli e aggiornamenti sugli stipendi, è possibile consultare gli aumenti che sono stati predisposti per badanti e colf. (Vedi in quest’ articolo del Sole24ore quali sono i parametri)
Tenendo conto di questi riferimento per il pagamento della badante convivente, è possibile anche capire che tipo di impegno e disponibilità è possibile aspettarsi. Naturalmente, non bisogna dimenticare di aggiungere al costo dello stipendio anche quello che riguarda il versamento dei contributi a fini pensionistici (INPS) che sono sempre a carico del datore di lavoro.
Una domanda che molti si pongono: dove deve dormire la badante convivente?
Come è evidente già dal nome, la badante convivente dovrà necessariamente passare le notti sotto lo stesso tetto della persona assistita. Per garantire a entrambi la giusta privacy, bisogna prevedere una sistemazione a uso esclusivo della lavoratrice.
A questo tipo di accortezza va aggiunto anche un trattamento adeguato per quanto concerne il vitto della badante.
Per quanto riguarda la possibilità di dormire fuori casa, abbiamo già accennato al fatto che la badante convivente deve chiedere preventivamente il permesso al datore di lavoro, mentre il giorno di riposo concordato è libera di passarlo fuori casa.
Possibili scenari che si potrebbero verificare quando si assume una badante convivente
Le famiglie che si ritrovano a dover gestire problematiche legate alla mancanza di autosufficienza dei propri anziani si rivolgono spesso all’assistenza di figure professionali come le badanti conviventi.
Quando si decide di prendere questa decisione, occorre tener conto anche di possibili problematiche che, il più delle volte, si possono generare.
Una di queste è la richiesta di lavoro extra anche durante il giorno di riposo pattuito per la lavoratrice. In tali casi si deve concordare il tutto con la badante che, se libera da altri impegni, può scegliere di lavorare.
Bisogno tener conto che questi straordinari vanno pagati con una maggiorazione del 60% rispetto alla paga ordinaria. In più, bisognerà ugualmente concedere alla badante il riposo il giorno successivo (trattandosi di un diritto per tutti i dipendenti).
Altra problematica comune, è quella in cui la badante si ammala. In questi casi la lavoratrice deve necessariamente presentare un certificato medico e il datore di lavoro non deve che accettare la richiesta di riposo.
Per garantire ugualmente assistenza alla persona anziana, abbiamo due possibilità: prendercene noi stessi cura o richiedere il servizio da parte di una sostituta.
Chi lavora come badante convivente è libera di uscire la sera?
La risposta a questa domanda è assolutamente no. Infatti, chi assume questa figura professionale ha necessita di garantire alla persona anziana un’assistenza e una sorveglianza anche durante le ore notturne.
Se così non fosse, si sarebbe deciso di optare per un contratto meno oneroso che non prevede la presenza di notte. Come sottolineato più volte, in casi straordinari la badante convivente può chiedere un permesso lavorativo, ma deve essere la famiglia a scegliere se accordarlo. Sicuramente, è sempre necessario farne richiesta con un preavviso che consenta di trovare un rimedio.
Come bisogna gestire l’inserimento in famiglia di una persona estranea?
Chi necessita del supporto di una badante convivente spesso si ritrova, per la prima volta, a dover gestire l’inserimento di una figura estranea all’interno della famiglia.
Questo vuol dire anche avere timore che venga intaccata la privacy. In più, si devono anche svolgere tutte quelle mansioni che ricadono su un datore di lavoro.
Cosa significa quest’ultimo aspetto? Principalmente gestire aspetti giuridici e finanziari in ambito lavorativo, e spesso le famiglie commettono errori proprio in questi ambiti.
Molte badanti, infatti, richiedono aumenti o anticipi che non rispettano le normali scadenze contrattuali. Il suggerimento, dunque, è quello di instaurare un rapporto professionale con la persona assunta, senza cedere a pressioni economiche.
Sicuramente, è importante far sentire a proprio agio e accolta la badante convivente, ma bisogna sempre mantenere una certa distanza che consenta di rispettare i ruoli professionali e gli accordi pattuiti al momento della stipula del contratto lavorativo.