Che cos’è l’autofinanziamento e come si calcola
Uno dei problemi ricorrenti per gli imprenditori è quello di poter disporre della liquidità necessaria per portare avanti l’attività d’impresa. Le spese ricorrenti sono sempre tante ma i canali per il reperimento dei fondi, per quanto si possa diversificare, restano sempre gli stessi: parliamo di banche, soprattutto, altri istituti finanziari, fondi statali ed eventualmente i bandi. Quando i canali tradizionali smettono di erogare liquidità, per motivi che non sempre dipendono dall’azienda, ecco che quest’ultima rischia una battuta d’arresto. Un’alternativa, allora, può essere quella dell’autofinanziamento aziendale, una strada che non tutti conoscono ma che può dare incredibili soddisfazioni.
Cosa fare in assenza di liquidità
La mancanza di liquidità è certamente un campanello di allarme per un’azienda che intende proseguire la sua storia di successo. Cosa questo possa comportare è facile da intuire: impossibilità di sostenere le spese ricorrenti che vanno dal costo del personale fino a quelli di gestione dell’impresa stessa. In teoria anche gli investimenti finalizzati alla crescita dovrebbero ricevere una spinta costante ma è pur vero che tale voce è la prima a essere messa da parte quando la liquidità raggiunge i livelli più bassi. Cosa fare in questi momenti? Solitamente si prende contatto con il proprio istituto di credito e si chiede un ulteriore finanziamento. Si tratta di un metodo decisamente veloce, eppure anche questo potrebbe essere superato se si dedicasse più attenzione al concetto di autofinanziamento.
Quale destinazione per gli utili?
Per capire appieno il concetto dell’autofinanziamento (approfondisci qui https://giuseppedidomenico.com/autofinanziamento-cosa-e) bisogna prima capire bene le possibili destinazioni degli utili aziendali e soprattutto cosa si intende per utile. I flussi economici di un’azienda sono in entrata e in uscita, ovvero spese, o costi, e guadagni, il fatturato. Se in un’azienda queste voci si equivalgono perfettamente, ovvero se il fatturato è identico al valore dei costi, allora non ci saranno rimanenze da accantonare. Se i costi superano il fatturato, allora l’azienda ha un problema di tenuta. Quando, invece, il fatturato complessivo è superiore ai costi, allora si ha una rimanenza che viene definita utile. Nella maggior parte dei casi l’utile viene destinato a investimenti aziendali oppure viene spartito tra i soci. Eppure, raramente si prende in considerazione che l’utile possa essere utilizzato per avviare un virtuoso processo di autofinanziamento come da manuale di economia aziendale.
Come si realizza l’autofinanziamento aziendale?
L’autofinanziamento non è un processo improvvisato ma richiede un’attenta pianificazione e il rispetto di alcuni principi che non possono essere disattesi. Pensiamo, ad esempio, al principio sulla diversificazione dei fornitori. Qualunque imprenditore rifugge all’idea di dover cercare nuovi fornitori dopo averne trovati di affidabili. Eppure diventa strategico quando il fornitore è valutato per la sua velocità di saldare i conti con l’azienda. Un altro principio chiede crediti incassati prima di saldare i debiti. Questo consente di avere una cassa sempre in segno positivo.
Altro aspetto fondamentale è la gestione del magazzino. Bisogna preferire i piccoli stock, per evitare di tenere bloccate grandi quantità di capitale. Poi bisogna preferire gli investimenti con un alto ROI e non smettere mai di fare ricerca e sviluppo. Se ci si attiene a queste poche regole, si potrà attuare una valida politica di autofinanziamento efficace e trasparente. Sì, perché è anche possibile realizzare un calcolo dell’autofinanziamento necessario, così da eliminare ogni sorpresa. Il calcolo dell’autofinanziamento si realizza facendo riferimento al margine operativo lordo, che misura la capacità dell’impresa di realizzare margini di guadagno. Riordinando le voci di bilancio secondo una logica del ciclo di cassa, quindi facendo riferimento ai tempi di incasso, pagamenti, ammortamenti e rotazione di magazzino, è possibile arrivare a una formula che ci restituisce un valore dato dal reddito netto d’esercizio più i costi non monetari e sottratti i ricavi non monetari.